[VIDEO] ABUSO EDILIZIO: DEMOLIRE O NON DEMOLIRE, QUESTO E' IL PROBLEMA
Il recente principio espresso dalla Corte di Cassazione.
In tema di reati edilizi, la Corte di Cassazione ha sempre ritenuto che non sussiste alcun diritto "assoluto" all'inviolabilità del
domicilio, ed ha perciò ritenuto conforme ai principi costituzionali e convenzionali l'istituto dell'ordine di demolizione.
Tuttavia, di recente, la stessa Corte - sulla scorta di quanto verrà meglio chiarito al par. 3 - ha sottolineato come l'autorità giudiziaria debba valutare caso per caso
se un determinato provvedimento possa ritenersi giustificato in
considerazione delle ragioni espresse dal destinatario della misura, al
fine di bilanciare il suo diritto alla tutela dell'abitazione ai sensi
dell'art. 8 CEDU.
La legittimità "convenzionale" dell'ordine di demolizione.
La Corte di Cassazione ha osservato che dalla giurisprudenza
CEDU si ricava, il principio dell'interesse
dell'ordinamento all'abbattimento - in luogo della confisca - delle
opere incompatibili con le disposizioni urbanistiche (Sez. 3,
n. 18949 del 10/03/2016 - dep. 06/05/2016, Contadini e altro, Rv.
267024).
Gli Ermellini hanno anche affermato
che l'esecuzione dell'ordine di demolizione di un immobile abusivo non
contrasta con il diritto al rispetto della vita privata e familiare e
del domicilio di cui all'art. 8 CEDU.
Invero, nell'ordinamento italiano
l'ordine di demolizione non riveste una funzione punitiva, quale
elemento di pena da irrogare al colpevole, ma assolve a una funzione
ripristinatoria del bene interesse tutelato. La ratio della previsione,
dunque, non è quella di sanzionare ulteriormente (rispetto alla pena
irrogata) l'autore dell'illecito, ma quella di eliminare le conseguenze
dannose della condotta medesima, rimuovendo la lesione del territorio
così verificatasi e ripristinando quell'equilibrio urbanistico-edilizio
che i vari enti preposti - ciascuno per la propria competenza - hanno
voluto stabilire.
Quando non si è costretti demolire: il principio di proporzionalità.
Va tuttavia sottolineato come la Corte EDU 21/4/2016, n. 46577/15 (Ivanova e Cherkezov
c/Bulgaria), abbia stabilito il principio secondo il quale il diritto all'abitazione di cui al citato
art. 8 richiede una valutazione di
proporzionalità, da parte di un Tribunale imparziale, tra la misura
della demolizione e l'interesse del singolo al rispetto del proprio
domicilio.
Di conseguenza, ad oggi, deve essere evidenziato che il rispetto del principio di
proporzionalità impone che l'autorità giudiziaria valuti caso per caso
se un determinato provvedimento possa ritenersi giustificato in
considerazione delle ragioni espresse dal destinatario della misura, al
fine di bilanciare il suo diritto alla tutela dell'abitazione ai sensi
dell'art. 8 CEDU e l'interesse dello Stato ad
impedire l'esecuzione di interventi edilizi in assenza di regolare
titolo abilitativo, sicché deve essere il giudice a dover stabilire,
tenuto conto delle circostanze del caso concreto dedotte dalle parti, se
il provvedimento limitativo della libertà "reale" sia "proporzionato"
rispetto allo scopo, riconosciuto peraltro legittimo dalla Corte Edu,
che la normativa edilizia intende perseguire.
In altri termini, il
rispetto del principio di proporzionalità implica, a carico
dell'autorità giudiziaria, una valutazione, nel singolo caso concreto,
se l'esecuzione dell'ordine di demolizione possa ritenersi giustificato
in considerazione delle ragioni espresse dal destinatario della misura,
al fine di bilanciare il suo diritto alla tutela dell'abitazione ai
sensi dell'art. 8 CEDU e l'interesse dello Stato ad impedire
l'esecuzione di interventi edilizi in assenza di regolare titolo
abilitativo.
Ciò comporta che sia il giudice a dover stabilire, tenuto
conto delle circostanze del caso concreto dedotte dalle parti, se
demolire la casa di abitazione abusivamente costruita sia
"proporzionato" rispetto allo scopo, riconosciuto peraltro legittimo
dalla Corte EDU, che la normativa edilizia intende perseguire prevedendo
la demolizione.
Avv. Giuseppe Di Palo